Un’architettura a servizio della pedagogia. Il restauro e l’adeguamento energetico della scuola di Hans Scharoun a Lünen

«E‘ un miracolo che siamo qui oggi a re-inaugurare uno dei monumenti più importanti della Germania del dopoguerra», così il presidente della Scharoun-Gesellschaft l’aprile scorso in occasione della fine dei lavori di restauro e adeguamento energetico della scuola Fratelli Scholl di Hans Scharoun a Lünen.La scuola del maestro dell’architettura cosiddetta “organica” veniva descritta da lui stesso come la sua opera più riuscita accanto alla Philarmonie di Berlino. Infatti, dopo il progetto (rimasto su carta) per una scuola elaborato in occasione dei Colloqui di Darmstadt del 1951 – palcoscenico per alcuni tra i maggiori intellettuali dell’epoca come Rudolf Schwarz e Martin Heidegger – a Lünen l’architetto aveva finalmente la possibilità di concretizzare le sue idee di una pedagogia riformata incentrata sulla psicologia dei bambini e mirata, dopo l’esperienza nazista, ad una educazione alla democrazia. La scuola è concepita come una città con ambienti di forma irregolare destinati alla vita sociale delle studentesse e distinta in zone pubbliche e private. Il cuore dell’architettura è la cosiddetta Klassenwohnung, la ‘classe-abitazione’, composta da aula, spazio per lavori di gruppo, ingresso con guardaroba e spazio all’aperto; ogni abitazione è inoltre dotata di un sofisticato sistema di areazione e riscaldamento ad aria che l’insegnante poteva regolare individualmente attraverso un quadro di comando.

A partire dal 2000, quando l’edificio rischiava di essere snaturato dagli interventi di manutenzione susseguitisi nel tempo, la Scharoun-Gesellschaft si impegnava a sensibilizzare il pubblico e le istituzioni alla necessità di salvare l’edificio, iscritto nell’elenco comunale della tutela già dal 1985. Un contributo fondamentale proviene dalla Wüstenrot Stiftung, una fondazione con alle spalle un’esperienza di oltre 20 anni nel campo del restauro del Moderno. Alla condizione che l’uso dell’edificio come scuola venga garantito per i successivi vent’anni, la fondazione finanzia l’intervento, affianca alla progettazione un comitato scientifico (Norbert Huse, Berthold Burkhardt, August Gebeβler†) e commissiona uno studio di fattibilità agli architetti Spital-Frenking + Schwarz, che infine si aggiudicano anche la realizzazione dell’intervento. Gli obiettivi prefissati sono la salvaguardia della sostanza originale ove possibile e il miglioramento delle prestazioni energetiche. Sin dall’inizio viene instaurato un dialogo tra tutti gli attori coinvolti (progettisti, rappresentante della scuola, esperti, ecc.) che vede la loro partecipazione a oltre 100 riunioni – tenutesi rigorosamente in cantiere – in cui si dibatte sulle misure da prendere. Una grande sorpresa è stata la riscoperta della vivace policromia dai toni forti all’esterno e dai delicati colori pastello all’interno, come il giallo ocra, il rosa, il verde menta e il celeste, che assecondano l’atmosfera serena degli spazi luminosi e fluidi di Hans Scharoun. Per l’adeguamento energetico si rinuncia a un cappotto termico, poco adatto alla particolare configurazione della scuola, con un numero elevato di pareti perimetrali, e all’uso della scuola in generale, dove le finestre vengono aperte al termine di ogni lezione per cambiare l’aria. Fondamentale si rivela la riattivazione del sofisticato sistema scharouniano di areazione e riscaldamento, che anche dopo oltre 50 anni risulta essere, come dimostrano i termotecnici, il più adatto a soddisfare le esigenze odierne in termini di qualità dell’aria e del regolamento energetico in vigore. Aggiornato con alcune innovazioni quali il recupero del calore o la geotermia, consente di ottenere i numeri richiesti dal regolamento (66 kwh rispetto ai 214 indicati come valore massimo sostenibile per l’esistente). L’intervento di restauro e risanamento energetico, realizzato in poco più di 3 anni senza interruzione dell’attività didattica, è costato 8,5 milioni Euro, stanziati dalla Wüstenrot, dal comune, dal land e dalla federazione.

Dorothea Deschermeier