Appello per salvare le case di Renzo Piano a Cusago

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Le quattro case unifamiliari realizzate da Renzo Piano tra il 1970 e il 1974 nel Comune di Cusago rappresentano un significativo tassello della sua intera produzione, precoci testimonianze di alcuni criteri di progettazione cui l’architetto è rimasto costantemente fedele: massima libertà dello spazio interno, pur nell’involucro identico delle quattro unità; conseguente assenza di sostegni intermedi; necessario irrigidimento della copertura, realizzata con travi Monhier e visivamente autonoma dal sottostante involucro; isolamento termico, ottenuto mediante la “camera di compensazione” aerata costituita dalla doppia copertura sopra e sotto le travi; concetto di ‘prototipo’, che Piano estenderà a tante altre realizzazioni o a parti di esse e che qui trovava una esemplare applicazione nella realizzazione di quattro esempi vicini e simultaneamente confrontabili nelle analogie esterne e nelle diversità interne.

Tali criteri sono stati perseguiti nelle quattro case unifamiliari mediante tecnologie non inedite, ma usate in modo innovativo sotto il profilo tipologico ed esibite in una cifra stilistica inusuale in costruzioni unifamiliari. In proposito, può sottolinearsi la distanza, sul piano della concezione progettuale definita nella scala dimensionale e nell’immagine, rispetto al continuum pervasivo delle visioni del gruppo Archigram, quali, ad esempio, Plug-in-City di Peter Cook (1964, solo sei anni prima), che ne rappresenta uno degli esempi più eloquenti. Nelle case di Cusago, come in tante altre opere di Piano, gli elementi tecnologici, pur essendo componente estetica di un’immagine che trasforma l’architettura stessa in strumento di comunicazione, non recitano un ruolo da protagonista. Rapportati qui alla scala domestica, sono asserviti a un progetto di spazio flessibile, leggero nei materiali, naturalmente ventilato.

Insomma, pienamente aderente alle caratteristiche ambientali e naturali del luogo e conformato alle esigenze di chi in concreto deve viverci; del tutto estraneo all’autoreferenziale e visionario gigantismo tecnologico della città-connessa o della città-robot.
Lo stesso autore indica una linea di continuità tra le quattro unità di Cusago e altre sue opere successive, quali la doppia copertura del Centro commerciale di Bercy 2, a Charenton Le Pont (Parigi, 1987), oppure i tamponamenti dell’ampliamento Ircam (Parigi, 1988). Ma potremmo ancora citare, riguardo alla ‘doppia pelle’ dei tamponamenti verticali, il primo esempio applicativo nella Cité Internationale a Lyon (1986). Quanto al concetto di ‘prototipo’, si pensi al progetto di ‘modulo ospedaliero standardizzato’ ARAM, anch’esso del 1970. Il concetto di struttura a pianta libera, modificabile, modulare e in rapporto con la natura, è riproposto negli Uffici della B&B Italia, a Como (1971). Infine, è d’obbligo il riferimento al Beaubourg (Parigi,1971-1977), dove questi criteri trovano una simultanea applicazione in un organismo totalmente ‘aperto’ nei suoi interni e incubatore di aspettative.

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Al posto di una delle ville di Piano, una casa vernacolare postmoderna, immagine tratta da Google Maps, 2015.

Oggi restano solo due delle quattro unità. Gli organi di stampa riferiscono che una delle due superstiti, pignorata da una banca, rischia a sua volta di essere demolita. Sarebbe una perdita doppiamente grave, in quanto verrebbe anche a mancare il reciproco confronto tra due differenti versioni di una medesima struttura, concepita quale prototipo di un modo flessibile e dinamico di abitare il territorio.
La rilevanza di queste abitazioni a pianta libera sta, inoltre, nel costituire l’anello di una catena di opere che, sia pure nelle differenze dimensionali, tipologiche, funzionali, logistiche, in vario modo esprimono i criteri costantemente perseguiti dal progettista al di là di ogni esteriore analogia stilistica. Una catena in cui le più recenti non sarebbero state concepibili senza quelle che le hanno precedute. do.co.mo.mo. Italia auspica che codesta Soprintendenza valuti con la necessaria tempestività la necessità di tutelare nel modo più efficace le due superstiti unità abitative di Cusago, quale preziosa testimonianza di una vicenda progettuale esemplare e rappresentativa del patrimonio architettonico nazionale e della cultura italiana nel mondo. Questa Associazione resta disponibile a collaborare con codesto Ministero in ogni forma ritenuta possibile e utile al perseguimento del comune obiettivo di una efficace tutela.

[Ugo Carughi]

 

La lettera è stata inviata a:

Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Milano, Bergamo, Como, Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese

Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo della Lombardia

Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio

Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane

Comune di Cusago (Mi)

Renzo Piano Building Workshop