Abitare il quartiere Eur e visita all’archivio dell’Architetto Bernardo Selva

Reportage dell’evento promosso da DOCOMOMO Italia e Inarch/Lazio nell’ambito di ‘Open House Roma 2014’ (10-11 maggio 2014)

Sabato 10 maggio, in occasione dell’annuale evento promosso da Open House Roma, abbiamo avuto modo di visitare un Eur intimo e privato, quello delle abitazioni. L’Eur che ci racconta Federico Fellini, come teatro di posa e luogo quasi invariabile dove tutto può accadere (nella nostra immaginazione), è attualmente un importante centro di mutazioni non solo alla scala del quartiere ma anche a quella territoriale. Il suo rapporto con la capitale come nuovo centro della monumentalità e modernissima Roma fatica ancora oggi a trovare la propria identità. Sarà forse perché, già dalla sua nascita, ‘funzione’ ed ‘essere’ si sono mescolati e confusi. L’eredità che oggi abbiamo nelle nostre mani merita di essere letta sotto diversi punti di vista. L’Eur come quartiere fa propri gli spazi urbani del laghetto che oggi non è solo un giardino, un luogo di piacere ameno, ma si avvicina a una piazza, infatti è meta di incontri per alcune comunità straniere.

Allo specchiarsi dell’architettura si uniscono gli elementi vitali quali acqua e verde, la progettazione degli architetti (Raffaele De Vico e poi, in tempi recenti, Franco Zagari) e la vita quotidiana degli uomini. Tutto questo accade a pochi passi dal fulcro dei più significativi interventi in atto, quali il nuovo Centro Congressi Italia e quello, che attendiamo da molto tempo, delle Torri di dell’ex Ministero delle Finanze. Accanto allo svolgersi della contemporaneità le abitazioni degli anni ’60, rappresentate per la prima volta da Michelangelo Antonioni che, con il suo L’Eclisse, ci racconta del cambiamento sociale romano e italiano. Da qui parte il racconto delle abitazioni, tra le altre, quelle di Achille Morbiducci e Renato Venturi che declinano la monumentalità a misura d’uomo; gli edifici di viale Europa, in modo speciale quello di Giorgio Calza Bini che propone un disegno unitario per la nuova strada moderna di Roma, con residenze e servizi che creano un sistema.

Infine i progetti nell’area destinata alla Mostra dell’abitazione, che sono stati sostituiti dalle prime case progettate da Felice Sigona e Bernardo Selva. E’ proprio nei progetti di questi due architetti che possiamo riflettere sul rapporto tra scuola d’architettura e professione. L’archivio di Selva, notificato presso la Soprintendenza archivistica per il Lazio, è un importante esempio di come pensava un professionista in continuo contatto con i maestri e con la Facoltà. Nei suoi disegni notiamo la sua personale visione di paesaggio composta da elementi quasi sacri attorno a cui delineare il progetto e, nella quotidianità, che la figlia Fabiana racconta, il costante rapporto con l’arte – fecondo grazie alla presenza del padre Attilio, scultore, e del fratello Sergio, mosaicista e pittore – come elemento della vita di tutti i giorni.

Emma Tagliacollo