Per il Cinema America a Trastevere, Roma

cinemamerica

DOCOMOMO Italia onlus sostiene le iniziative volte al recupero del Cinema America come laboratorio culturale cittadino, e alla sua valorizzazione come opera architettonica di rilevante interesse. Il cinema, realizzato tra il 1955 e il 1956 su progetto di Angelo Di Castro, è una delle numerose sale realizzate a Roma negli anni Cinquanta del Novecento per le quali, Renato Nicolini, nella presentazione della mostra ‘I cinema e la città’ che attribuiva “nome e cognome d’autore alla loro architettura”, rivendicava, già nel 1980, il diritto alla tutela e a “scelte di trasformazione esplicite”.

La vicenda del cinema (già segnalata in un appello pubblicato in “DOCOMOMO Italia giornale” 22/2008) testimonia, purtroppo, come la disattenzione da parte delle istituzioni (in qualità di proprietari, gestori, enti preposti alla tutela) verso il patrimonio architettonico e il mancato riconoscimento del valore culturale che rappresenta si siano negli anni trasformati in un colpevole immobilismo che oggi mette seriamente a rischio di profonde trasformazioni, ma anche di demolizione, importanti testimonianze dell’architettura romana del dopoguerra. Per citare solo i casi più eclatanti, basti ricordare il Foro Italico con la casa delle Armi, il mercato Metronio, il mercato di Torre Spaccata, il Cinema Maestoso, la Stazione Termini…

Riteniamo ormai urgentissimo l’avvio, da parte dei soggetti responsabili a livello istituzionale, di un nuovo corso nella gestione dei programmi di riuso e trasformazione dei manufatti del Novecento per evitare interventi occasionali e scoordinati che contribuiscono solo a impoverire il patrimonio architettonico di Roma

(Rosalia Vittorini – Presidente DOCOMOMO Italia onlus)

APPELLO in  “DOCOMOMO Italia giornale” 22/2008

Rischia di essere demolito il Cinema America in via Natale del Grande, nel Rione Trastevere a Roma, eretto sul sedime del Teatro Lamarmora tra il 1955 e il 1956 secondo un progetto di Angelo Di Castro. Nonostante le trasformazioni subite e lo stato di degrado in cui versa attualmente, l’opera esprime i caratteri costruttivi e architettonici della migliore produzione edilizia degli anni Cinquanta. Il fabbricato ha un unico lato libero su via Natale del Grande ed è costituito da un ampio volume destinato alla sala, organizzata in platea e galleria, cui è affiancato un corpo minore in cui si apre l’ingresso principale e si sviluppano l’atrio, i percorsi di distribuzione e i servizi. La facciata, pur segnata dall’orizzontalità del corpo di fabbrica, è classicamente tripartita. Il basamento è caratterizzato da un ordine di pilastri, sovrastati da un architrave sagomato, in cui si aprono direttamente le uscite della platea ed è concluso da una tettoia che corre lungo tutta la fronte dilatandosi in corrispondenza dell’ingresso principale in una singolare pensilina. L’elevazione, animata dalle convessità e concavità dell’involucro in cortina di mattoni che si susseguono evocando un leggero sipario, è conclusa da un essenziale cornicione. La sala è dotata di una copertura in cemento armato munita di cupola apribile per l’arieggiamento. L’edificio si distingue anche per l’integrazione di significative opere d’arte: i ‘piedritti’ del portale d’ingresso e le pareti dell’atrio presentano inserti musivi realizzati da Anna Maria Sforza Cesarini, probabilmente su disegno di Leoncillo. Allo scultore umbro sono, inoltre, attribuite le ceramiche che decorano la base dello schermo (Le sale cinematografiche tra ricordo e attualità, a cura di M. R. Intrieri, Roma 2004). Secondo immediate informazioni tratte dalla stampa, la sala cinematografica, chiusa da circa sette anni, appartiene attualmente ad una società che, in accordo con l’Assessorato all’Urbanistica e secondo un ‘piano di recupero ad iniziativa privata’, ne ha stabilito la demolizione per costruire al suo posto un edificio residenziale. Il progetto, che sta percorrendo l’iter burocratico di approvazione, prevede una struttura di sei piani fuori terra, con sei miniappartamenti ciascuno, e di due livelli interrati con i parcheggi privati; al piano terra circa 80 mq. dovrebbero essere assegnati a funzioni commerciali e circa 700 mq. essere lasciati al Comune, come compensazione per il quartiere, e riservati alla collettività. Non è ancora ben chiara la destinazione d’uso di questi spazi: se saranno destinati ad attrezzature sportive o, accogliendo il suggerimento dell’associazione ‘Progetto Trastevere’, a una struttura pubblica gestita da istituzioni pubbliche, come ad esempio una biblioteca, in grado di svolgere funzioni aggregative e di incrementare, al contempo, la vocazione culturale del Rione (www.romacivica.net/trastevere). Nel giugno dello scorso anno si è costituito il ‘Comitato Cinema America’ che, dando espressione alle diverse perplessità destate dalla prevista operazione soprattutto tra gli abitanti di Trastevere, si è fatto promotore di una proposta di conservazione e di restauro dell’edificio (www.cinemamerica.org). E’ auspicabile che l’Amministrazione torni a riflettere sul destino del Cinema America sia per raggiungere un migliore equilibrio tra esigenze dei privati e aspettative della collettività sia, soprattutto, per salvaguardare una testimonianza dell’architettura di qualità del secondo Novecento.

(Francesca Rosa)