Ricordo di Massimo Narduzzo

 

Alcuni giorni fa è finito l’architetto Massimo Narduzzo. Lo avevamo conosciuto in occasione dello splendido lavoro da lui condotto con Giuseppe Ruscica per il recupero e restauro della Cartiera Burgo di Pier Luigi Nervi. Ci eravamo sentiti per l’ultima volta un paio di mesi or sono, quando gli avevo chiesto di redigere una scheda sul restauro della Cartiera.

A leggere il suo curriculum, si capisce che incarnava la figura dell’architetto per così dire a tutto campo, ricco di esperienze da cui ricavava un’autorevolezza, naturale e indiscutibile, che ne caratterizzava la persona facendo apparire come normali i risultati ottenuti. I suoi lavori ne testimoniano l’opera, dall’estremo Sud all’estremo Nord della Penisola. Ma, al di là dell’intensa attività professionale, i suoi interessi erano allineati ai contenuti più avanzati della disciplina e indirizzati, in particolare, alle problematiche del restauro e al consolidamento murario di edifici di valore storico mediante l’uso di materiali (sempre) attuali, come l’acciaio e il legno, usati in modo non invasivo.

Se la Cartiera Burgo va considerata un unicum nella produzione di Pier Luigi Nervi e nell’intero panorama dell’architettura italiana, il suo restauro va ugualmente considerato un intervento unico per la singolarità della fabbrica e delle conseguenti scelte progettuali assunte nel suo recupero; ma, allo stesso tempo, ricco di indirizzi ed esemplificativo per i criteri progettuali che l’hanno ispirato, utili sul piano metodologico per altri interventi. Il 1° settembre 2021 al lavoro è stato conferito a Tokio il premio Docomomo Rehabilitation Award da DOCOMOMO International nella categoria Indirizzi Sostenibili. Sono stati rinnovati gli impianti, sostituita la macchina continua Beloit, modificate le strutture di sostegno per sostenere il nuovo macchinario, sostituiti alcuni montanti di acciaio ossidati sulle facciate. Ma sono state recuperate quasi integralmente le facciate, restaurati i cavalletti in calcestruzzo, i pilastri interni, le pareti in mattoni a vista, la struttura metallica di copertura, conservando le funzioni dov’erano. La fabbrica, conservando i suoi caratteri identitari, può incamminarsi verso il futuro. Ne siamo grati a Massimo.

Ugo Carughi